Dall'inizio di questa settimana i media stanno puntando i riflettori sulla cinquantesima edizione del Word Economic Forum di Davos. Per cinque giorni le élites (presidenti, primi ministri, banchieri centrali, manager di grandi aziende, industriali, e miliardari) discuteranno in quel summit di crescita economica. Noi della redazione di XR Magazine, in contrapposizione, abbiamo deciso di recensire la ristampa di un libro uscito per la prima volta cinquant'anni fa, che descrive la necessità di fermare la crescita demografica ed economica.
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I limiti alla crescitaDall'inizio di questa settimana i media stanno puntando i riflettori sulla cinquantesima edizione del Word Economic Forum di Davos. Per cinque giorni le élites (presidenti, primi ministri, banchieri centrali, manager di grandi aziende, industriali, e miliardari) discuteranno in quel summit di crescita economica. Noi della redazione di XR Magazine, in contrapposizione, abbiamo deciso di recensire la ristampa di un libro uscito per la prima volta cinquant'anni fa, che descrive la necessità di fermare la crescita demografica ed economica.
Già alla sua uscita, nel lontano 1972, lo studio “I limiti alla crescita”
1 provocò un vero terremoto culturale e politico; per la prima volta in assoluto, mise la comunità scientifica e i governi del mondo di fronte ai pericoli legati all’eccessivo sfruttamento delle risorse della Terra, sommato a un aumento esponenziale della popolazione mondiale.
Pur essendo ampiamente datato, questo studio rimane uno dei testi fondamentali per capire quello che ci sta accadendo. Per la prima volta si provò a simulare, attraverso l’uso di specifici programmi informatici, uno scenario possibile di futuro che tenesse conto delle complesse interazioni fra la società umana e il Pianeta.
In estrema sintesi, questo studio analizzò le dinamiche interne del sistema economico industriale e giunse alla conclusione che
la crescita economica, correlata alla crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e beni di consumo e dello sfruttamento delle risorse,
avrebbe portato fatalmente il sistema al collasso, probabilmente fra il 2030 ed il 2100.
La conclusione più preoccupante dello studio fu che, anche ipotizzando che le risorse fossero state doppie o quadruple rispetto a quelle previste, il collasso economico sarebbe stato posticipato di poco; di contro sarebbe stato ancora più repentino e violento.
Allo stesso tempo, furono valutati gli effetti di numerose politiche alternative e di un ipotetico progresso tecnologico, trovando che l’unica strategia in grado di evitare il collasso della civiltà industriale fosse fermare nel giro di uno o due decenni tanto la crescita demografica quanto quella economica a livello globale.
Il testo si basa su un assunto fondamentale che spesso si vuole ignorare:
la Terra non è infinita né come serbatoio di risorse e servizi ecosistemici (terra coltivabile, acqua dolce, clima vivibile, fonti di energia, risorse alimentari…)
2,
né tantomeno come discarica di rifiuti prodotti dall’uomo. La crescita della popolazione e della produzione industriale (la tanto osannata crescita economica), comporta ovviamente un aumentato consumo delle risorse, un aumento esponenziale degli scarti e dell’inquinamento, con conseguente distruzione dei servizi ecosistemici da cui dipende la nostra vita.
Dopo un acceso dibattito durato quasi dieci anni, la comunità economica e culturale internazionale ha deciso volutamente di ignorare i risultati dello studio. Troppo forte il richiamo delle sirene della “crescita economica”, e troppo forte il tabù su qualunque visione alternativa.
Oggi il libro è conosciuto quasi solo per “sentito dire”, e la prima edizione è introvabile da anni. Nel 2018, una piccolissima casa editrice, LU::CE edizioni, ha deciso di riproporlo, integrandolo con due saggi introduttivi rispettivamente di Ugo Bardi e di Gianfranco Bologna.
Nel frattempo, sono trascorsi 50 anni e
l’enorme mole di dati reali e di analisi che da allora si è accumulata conferma in buona sostanza ciò che era stato scritto allora, con una chiarezza ed una semplicità rimaste ineguagliate.“I limiti alla crescita” rimane ad oggi un testo fondamentale, non solo per l’ambientalismo sociale e politico, ma per la stessa storia delle scienze. All’alba del decennio in cui l’impatto della crescita illimitata sta diventando purtroppo evidente, è più che mai indispensabile riscoprirlo, e meditare su di esso, per capire cosa non è stato fatto e cosa ancora può essere fatto.
Il volume può essere ordinato in libreria, oppure ordinato direttamente presso LU::CE edizioni (
https://luce-edizioni.it/prodotto/i-limiti-alla-crescita/)
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Titolo completo: “I limiti alla crescita. Rapporto del System Dynamics Group del MIT per il progetto del Club di Roma sulla difficile situazione dell’umanità”, riedizione de “I limiti dello sviluppo” del 1972. Autori: Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III. Fu commissionato al Massachusetts Institute of Technology dal “Club di Roma” e finanziato dalla Volkswagen. ↩
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Per approfondire:https://extinctionrebellion.it/societa/2019/12/03/Emergenza-climatica-servizi-ecosistemici/ ↩