Comitato Invisibile - L'insurrezione che viene
last edited: Sun, 02 Jun 2019 21:22:31 +0200
La situazione è la seguente: prima hanno impiegato i nostri padri per distruggere questomondo, e ora vorrebbero farci lavorare alla sua ricostruzione, e vorrebbero che questasia, ed è il colmo, redditizia. L’eccitazione perversa che ormai anima tutti i giornalisti ei pubblicitari, a ogni nuova prova del surriscaldamento globale, svela il sorriso metallicodel nuovo capitalismo verde, lo stesso che si annunciava già dagli anni Settanta, cheaspettavamo dietro al prossimo angolo e che non arrivava mai. Ma adesso, eccolo qui!L’ecologia è il nuovo capitalismo verde! Le soluzioni alternative, sempre lui! La salvezzadel pianeta, ancora lui! Non c’è più alcun dubbio: il fondo dell’aria è verde; l’ambientesarà il perno dell’economia politica del XXI secolo. A ogni spinta verso il catastrofismocorrisponde ormai una raffica di «soluzioni industriali». L’inventore della bomba H, Edward Teller, suggerisce di polverizzare milioni ditonnellate di polveri metalliche nella stratosfera per fermare il surriscaldamentoglobale. La Nasa, frustrata di aver dovuto archiviare la sua grande idea di scudoantimissile nel museo delle fantasticherie della guerra fredda, promette di piazzare al dilà dell’orbita lunare uno specchio gigante per proteggerci degli ormai funesti raggi delsole. Ecco un’altra visione del futuro: un’umanità motorizzata alimentata dal bioetanoloda San Paolo a Stoccolma; sogno degno di un coltivatore di cereali della Beauce, chedopotutto implica soltanto la conversione di tutte le terre arabili del pianeta in campi disoia e di barbabietola da zucchero. Macchine ecologiche, energie pulite, consigli per lacura dell'ambiente che coesistono tranquillamente con l’ultima pubblicità di Chanelsulle pagine patinate delle riviste di opinione. Il fatto è che l’ambiente ha il merito incomparabile di essere, ci viene detto, il primoproblema globale che si pone all’umanità. Un problema globale, cioè un problema delquale solamente coloro organizzati globalmente possono avere ragione. E gente delgenere, la conosciamo bene. Sono infatti le compagnie multinazionali, le stesse che, daquasi un secolo, sono state all’avanguardia nella creazione del disastro, e che oracontano bene di mantenere la propria posizione, al prezzo minimo di un cambiamento diimmagine. Il fatto che l’EDF12 abbia l’impudenza di ripresentarci il suo programmanucleare come nuova soluzione alla crisi energetica mondiale, la dice abbastanza lungasu quanto le nuove soluzioni rassomiglino ai vecchi problemi.Dai segretariati di Stato ai retrobottega dei caffé alternativi, è con le identiche paroleche si parla di queste preoccupazioni, che sono, del resto, le stesse di sempre. Si trattadi mobilitarsi. Non per la ricostruzione, come nel Dopoguerra, non per gli Etiopi, comenegli anni Ottanta, non per il lavoro, come negli anni Novanta. No, questa volta è perl’ambiente. Il discorso suona bene. Al Gore, l'ecologia alla Hulot e la decrescita trovanoposto uno accanto all'altro insieme alle eterne anime pie della Repubblica per recitare illoro ruolo di rianimatori del piccolo popolo di sinistra, e del noto idealismo dei giovani.Con l’austerità volontaria come stendardo, lavorano bonariamente per renderci conformiallo «stato di urgenza ecologica in arrivo». La massa rotonda e appiccicosa della lorocolpevolezza si abbatte sulle nostre spalle stanche e vorrebbe spingerci a coltivare ilnostro orto, a smistare i nostri scarti, a fare del compost biologico partendo dai resti delmacabro banchetto al cui interno, e per il quale, siamo stati viziati.Gestire gli scarti nucleari, gli eccessi di CO2 nell’atmosfera, la fusione dei ghiacci, gliuragani, le epidemie, la sovrappopolazione mondiale, l’erosione del suolo, la scomparsamassiccia delle specie viventi... ecco quale sarà il nostro fardello. «A ognuno di noispetta il compito di cambiare i suoi comportamenti», ci dicono, se vogliamo salvare ilnostro bel modello di civiltà. Bisogna consumare poco per poter consumare ancora.Produrre biologico per potere ancora produrre. Bisogna auto-reprimersi per poterancora reprimere. Ecco come la logica di un mondo intende sopravvivere a sé stessa,12Electricité de France, la maggiore compagnia di produzione energetica della Francia.
assumendo un atteggiamento di rottura storica col passato. Ecco come vorrebberoconvincerci a partecipare alle grandi sfide industriali del secolo in corso. Ebeti comesiamo, saremmo pronti a saltare tra le braccia di quegli stessi che hanno presieduto alladevastazione mondiale, in cambio della promessa di esserne tirati fuori.L’ecologia non rappresenta soltanto la logica dell’economia totale, ma è anche la nuovamorale del Capitale...
Non esiste nessuna «catastrofe ambientale». Esiste questa catastrofe che è l’ambiente...
Quello che rende la crisi desiderabile, è che con essa l’ambiente cessa di esserel’ambiente. Di conseguenza, siamo costretti a prendere contatto, fosse anche in manierafatale, con ciò che ci sta davanti, a ritrovare i ritmi della realtà. Ciò che ci circonda nonè più paesaggio, panorama, teatro, ma è piuttosto ciò che ci è dato da abitare, con ilquale dobbiamo ricomporci, e dal quale possiamo imparare. Noi non ci lasceremotrafugare, da coloro che l’hanno causata, i possibili contenuti della «catastrofe»...
Tutto il potere alle comuni!http://www.reteccp.org/primepage/2017/altletture17/insurrezionecheviene.pdf