Mattia Santori definisce le Sardine come non violente, ma nella storia dei movimenti la non violenza ha assunto molti significati differenti e in alcuni casi, è stata funzionale alla controparte per la divisione tra buoni e cattivi
... quanto il conflitto sia necessario ai movimenti e quanto sia invece pericolosa la visione cattoperbenista del conflitto come qualcosa da evitare o addirittura esorcizzare perché di per sé portatore di male ed elemento di intralcio verso un orizzonte pacificato e armonizzante di ogni diversità.Quando Santori ha detto che nella manifestazione bolognese si è distanziato dal corteo dei centri sociali perché lui ha convocato la piazza delle Sardine pacifiche mentre loro sono andati verso il palazzetto dello sport dove Salvini teneva il comizio ha fatto esattamente questo. Non ricomporre pratiche e modi di sentire molteplici intorno a una battaglia in qualche modo comune ma, al contrario, utilizzare il concetto di nonviolenza per delegittimare tutto ciò che non rientra in una piazza addomesticata, passivizzata (e muta, eccezion fatta per alcune canzoni). Nulla di più lontano da quello che è la nonviolenza attiva che invece può essere una pratica di lotta radicale, includente, partecipativa, non giudicante verso chi non la pratica e soprattutto funzionale a produrre conflitti e trasformazioni sociali...
... Basta pensare anche a quanti hanno appiattito e semplificato lo spessore politico di leader come
riducendoli a una stereotipata figurina. Ovviamente si costruisce questo discorso dimenticando che Gandhi disse che era meglio essere violenti piuttosto che indossare il vestito della nonviolenza per coprire la propria impotenza o che Mandela aveva iniziato a far politica in un gruppo di lotta armata.